È fuori discussione che i disturbi e i problemi di natura psicologica non possano essere tutti ricondotti ad un particolare evento traumatico che sia esso recente o ancorato nel passato, anzi: la complessità di questa scienza sta proprio nell’impossibilità di definire in termini certi, soprattutto nel breve periodo e dopo poche sedute, da cosa dipendano degli specifici disagi. Altrettanto palese è però che se un individuo soffre a causa di dolori fisici, patologie o menomazioni che condizionano la qualità della sua vita e gli sottraggono autonomia e indipendenza nella deambulazione anche per semplici attività quotidiane un sostegno psicologico può nel concreto fare la differenza, perché in tali casi si è di fronte ad un evento scatenante certo e si hanno molte più armi per affrontarlo.
Può essere visto anche come un nuovo modo per approcciare alla salute del paziente quello di una stretta collaborazione tra uno psicologo ed un chirurgo ortopedico: dalla sinergia delle loro competenze il paziente può essere “trattato” in maniera da essere convinto ad affrontare in maniera serena un intervento chirurgico come l’impianto di una protesi di ginocchio o di una protesi d’anca, che spesso vengono visti quasi con terrore. Il paziente non adeguatamente preparato ed informato, infatti, tende a considerare preferibile la sua condizione di disagio fisico piuttosto che affrontare un intervento che nell’immaginario collettivo è erroneamente visto come cruento, difficoltoso e dal lento e faticoso recupero, ma che in realtà con le moderne tecniche di chirurgia mininvasiva è diventato oggi non solo risolutivo in tempi medio-brevi, ma addirittura di routine.
Una buona ripresa dell’autonomia, con deambulazione senza l’ausilio di stampelle o bastoni, viene adesso raggiunta poche settimane dopo l’operazione, a patto di affidarsi anche alla più corretta riabilitazione post intervento: anche in questa fase l’apporto di uno psicoterapeuta può fare la differenza e risultare determinante. Puoi approfondire in questo nostro articolo il tema più strumentale degli ausili per la mobilità, per poi procedere nella lettura per saperne di più sui risvolti psicologici che stiamo affrontando.
Gli elementi psicologici della riabilitazione
Affrontare un percorso di intervento di protesi di ginocchio non è ovviamente una passeggiata, ma una prassi che ne valuti esclusivamente gli aspetti pratici, organici e concreti non può dirsi completa fino in fondo ai fini del totale recupero del paziente. Prima dell’intervento, ma soprattutto durante la fase riabilitativa, occorre un sostegno sistematico e formale di natura psicologica che vada a lavorare facendo leva sull’autostima del paziente, sul suo umore, sulle sue sensazioni, e addirittura nella fase della riabilitazione la sinergia diventa triplice, perché sopraggiunge la nuova figura professionale del fisioterapista al quale è deputato il compito di far riguadagnare al paziente la completa autonomia affrontando un costante lavoro.
Più dura da affrontare è poi la condizione nel caso si presentino dei sintomi di rigetto della protesi di ginocchio, perché il paziente può comprensibilmente perdere fiducia in sé stesso e nelle proprie capacità di recupero, magari addossandosi persino delle colpe che in realtà non ha per nulla. Seppur ormai rari, questi fenomeni di rigetto possono ancora verificarsi anche indipendentemente da comportamenti errati da parte di chi si è sottoposto all’intervento, e sono quasi sempre correlati o a reazioni allergiche come quella al nichel nel caso né il paziente né il chirurgo ne avessero nozione prima dell’intervento, oppure a fenomeni batterici sopraggiunti che coinvolgono altri organi ma che vanno ad intaccare l’integrità della protesi stessa. Un caso simile necessita di notevole forza d’animo da parte del paziente, perché la procedura di recupero e riabilitazione va a dilatarsi nei tempi, ed un concreto sostegno psicologico diventa cruciale specie in associazione con dei mirati sproni da parte del fisioterapista che instaura un rapporto di collaborazione ed umana complicità con l’individuo fin quasi all’empatia.
Dinamiche psicologiche nel rapporto fisioterapista-paziente
La relazione tra il fisioterapista ed il paziente è in tutti i casi di riabilitazione dopo un intervento chirurgico per l’impianto di una protesi un fattore determinante per la perfetta riuscita dell’intero iter: se al medico chirurgo ortopedico che opera ed alla sua abilità spettano la corretta collocazione della protesi e la prescrizione delle successive terapie sia farmacologiche che riabilitative, il fisioterapista deve possedere delle doti umane che gli permettano di affrontare i sentimenti di paura e di fragilità della persona, e si tratta di doti che hanno profonde connessioni e punti di contatto con le dinamiche della psicoterapia vera e propria. In genere ad uno psicoterapeuta arriva una richiesta di soccorso per una sofferenza dell’animo, e non del corpo, mentre il fisioterapista le affronta entrambe, ed è qui che entrano in gioco sia la sua preparazione sia le eventuali consultazioni e le collaborazioni professionali tra i due specialisti per gestire con successo tutte le dinamiche emotive di un processo di riabilitazione post intervento.
Disclaimer: Questo testo non va inteso come indicazione di diagnosi e cura di stati patologici e non vuole sostituirsi in alcun modo al parere del Medico