L’autismo è un disturbo del neurosviluppo molto più comune di quel che si possa pensare. Attualmente nel mondo si contano più di 70 milioni di casi e negli ultimi anni si riscontra un aumento della prevalenza. Dall’autismo non si può guarire è vero ma, come sostiene lo psicologo Lobello sul suo sito https://www.psicologolobello.it, con specifiche terapie è possibile migliorare la qualità di vita dei soggetti che ne soffrono e delle loro famiglie. Definisce l’autismo come un mondo da scoprire nel quale il paziente con i giusti strumenti ha la possibilità di costruire la propria autonomia, fondamentale per poter interagire con il mondo esterno.
Che cos’è l’autismo?
L’autismo è un disturbo dello sviluppo neurologico che insorge nei primi 18/36 mesi di vita e che coinvolge 3 aree: linguaggio e comunicazione, interazione sociale e interessi (ristretti e stereotipati). Data la molteplicità dei sintomi ed i diversi livelli di compromissione delle abilità nel paziente, il DMS V(Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ha inserito l’autismo nella più ampia categoria dei disturbi dello spettro autistico. In quest’ultima rientrano oltre al disturbo autistico e alla sindrome di Asperger anche la sindrome di Rett, il disturbo disintegrativo dello sviluppo e il disturbo pervasivo dello sviluppo. L’aspetto che caratterizza le persone con disturbi dello spettro autistico è il diverso modo di percepire la realtà che ha conseguenze dirette sul comportamento e la comunicazione, verbale e non. Ciò dipende dal diverso sviluppo del cervello che non segue il processo comune; il cervello infatti funziona e processa le informazioni in modo differente.
Quali sono i sintomi per riconoscere i disturbi dello spettro autistico?
I sintomi sono molteplici, si manifestano con intensità diverse e non è detto che compromettano allo stesso modo lo sviluppo neurologico. Si manifestano solitamente entro i primi 3 anni di vita del bambino ma in alcuni casi vi sono segnali precoci già nei primi 6/9 mesi. Il bambino ad esempio non mantiene il contatto oculare con la mamma, non segue gli oggetti con lo sguardo e non cerca di afferrarli, non risponde al sorriso e ha una ristretta mimica facciale, non emette suoni e non imita quelli che sente.
Secondo il DMS V, i sintomi caratteristici dell’autismo sono i seguenti:
- deficit nella reciprocità socio-emotiva: approccio sociale anomalo, difficoltà nel mantenere una conversazione con gli altri, bassi livelli di condivisione di interessi ed emozioni, interazione con i coetanei non adeguata rispetto al livello di sviluppo.
- deficit dei comportamenti comunicativi non verbali: mancanza di sguardo diretto, anomalie nella mimica facciale e nelle posture del corpo.
- deficit dello sviluppo e del mantenimento di relazioni appropriate al livello di sviluppo: difficoltà di adattare il comportamento a seconda dei diversi contesti sociali, difficoltà nella condivisione di un gioco di immaginazione, mancato interesse verso i coetanei
- eventuale presenza di un disturbo del linguaggio
- presenza di routine o rituali che vengono rispettati in modo ferreo e difficoltà nel gestire i cambiamenti e nelle fasi di transizione, come ad esempio l’esigenza di percorrere ogni volta la stessa strada, mangiare sempre lo stesso cibo etc
- movimenti, uso degli oggetti e comunicazione verbale ripetitiva e stereotipata (battere le mani, mettere in fila gli oggetti, utilizzare sempre le stesse frasi, ecolalia)
- interessi ristretti e al quale il bambino riserva un’attenzione ossessiva
- iper o iporeattività in risposta a stimoli sensoriali come apparente indifferenza al dolore, elevata intolleranza per determinati suoni, annusare o toccare oggetti in modo ossessivo, forte interesse per determinati luci, suoni e movimenti.
Qual è la migliore terapia per l’autismo?
Ad oggi il metodo ABA (Applied Behavioral Analysis) ossia l’analisi applicata al comportamento. Si tratta di un insieme di tecniche, procedure ed esercizi grazie ai quali è possibile correggere i comportamenti disfunzionali, migliorando la capacità dei bambini autistici di relazionarsi con gli altri ed in generale la loro qualità di vita. Il metodo ABA si compone di 3 fasi: l’osservazione del comportamento, l’analisi delle reazioni comportamentali, l’elaborazione dello schema di esercizi personalizzati per modificare il comportamento.
Le procedure utilizzate sono 4:
- il chaining: l’apprendimento di sequenze comportamentali mediante l’utilizzo di sotto-sequenze, il cui utilizzo è fondamentale in quanto i bambini autistici non hanno la capacità di apprendere in autonomia le sequenze nella loro totalità.
- lo shaping: il rinforzo positivo delle reazioni più vicine al comportamento che si vuole ottenere
- il fading: l’eliminazione graduale degli aiuti e degli incipit nel momento in cui il bambino riesce ad attuare il comportamento richiesto in modo autonomo
- il prompting: mediante il quale si aiuta il bambino, con una serie di suggerimenti, il comportamento che non ha ancora acquisito
Per applicare il metodo ABA è necessario il coinvolgimento e la collaborazione di più figure professionali (logopedista, psicologo, insegnanti) e di tutta la rete sociale del bambino autistico (famiglia ed amici). Va sempre personalizzato sulle caratteristiche specifiche del paziente, tarandolo sul suo livello di disturbo e di ansia, e per ottenere dei risultati significativi dovrebbe essere applicato entro i 4 anni di età. L’autismo non preclude il benessere (altro link) del soggetto che ne soffre, l’importante è agire tempestivamente e farsi supportare da medici e professionisti competenti.