Oggi l’obesità è un problema reale, che si fa sentire a livello internazionale. Possiamo considerare l’obesità come una alterazione del bilancio energetico dell’organismo che comporta un accumulo di tessuto adiposo eccessivo.
Quali sono le cause dell’obesità? In genere questa condizione è scatenata da fattori anche costituzionali, ma comunque in linea di massima tende ad aggravarsi a causa di un’alimentazione inadeguata, da pasti eccessivi e ritmi di vita stressanti, che comportano un progressivo aumento di peso.
Sedentarietà, farmaci, abuso di cibi grassi e zuccheri sono i fattori che portano all’obesità, in altri casi essa è collegata ad alterazioni ormonali o del metabolismo.
L’obesità è un grave rischio per la salute, ed è un vero e proprio disturbo dell’alimentazione che rischia di causare problemi molto seri, come il diabete, l’ipertensione, acne, difficoltà del sonno e del movimento, aterosclerosi precoce, crisi di apnea durante il sonno e via dicendo.
Negli ultimi anni si è assistito ad una vera e propria epidemia di obesità nei Paesi industrializzati; 4 milioni di persone ne soffrono solo in Italia.
Dal punto di vista medico, si parla di obesità quando l’indice di massa corporea di un soggetto supera il valore di 30.
Ma l’obesità è causata solo da elementi fisici e metabolici o c’è anche una componente psicologica?
La componente psicologica nell’obesità
L’obesità, secondo gli psicologi, sarebbe una condizione che affonda le radici nei primi anni di vita di un soggetto, quindi nell’infanzia. Le prime esperienze col cibo possono segnare profondamente il soggetto sotto il punto di vista del suo rapporto con l’alimentazione. Se il bambino ottiene come risposta ad ogni malessere o pianto il cibo, comincerà ad associare la consolazione al cibo stesso.
L’alimentazione, quindi, diventa la risposta che il soggetto dà ad ogni stimolo. L’obeso deve cominciare ad educarsi nella relazione col cibo, imparare a gestire l’ansia, lo stress, le condizioni che lo portano a mangiare troppo, questo ancora prima di cominciare la dieta. Insomma, prima deve fare un passo verso la consapevolezza del rapporto col cibo.
Negli ultimi anni, in conseguenza dell’aumento generalizzato di ritmi di vita frenetici e compulsivi e di alimentazioni non sempre equilibrate, si è cominciato a mettere il punto anche sui fattori psicologici che potrebbero causare o quanto meno predisporre all’obesità.
La fame, infatti, in genere è regolata da meccanismi fisiologici che comportano il blocco dello stimolo quando lo stomaco è pieno: quindi, cosa spinge una persona a mangiare più del suo reale fabbisogno?
Secondo gli psicologi, si possono individuare tre tipologie di obesi: gli iperfagici prandiali, i grignotteurs, i binge eaters.
I primi sono soggetti che hanno un autentico piacere per il cibo e quindi tendono a mangiare molto soprattutto durante i pasti; non riescono a controllare la quantità di cibo assunta, e non hanno malessere psicologico o sensi di colpa per l’assunzione enorme di cibo.
I Grignotteurs sono persone che tendono a mangiare senza regolarità, ad ogni ora del giorno. In genere mangiano apprezzando il cibo, ma tendono a farlo in risposta alla noia, al malessere, all’ansia, o ad altri stimoli.
Infine il Binge Eating Disorder è un vero e proprio disturbo che comporta l’incapacità di controllarsi quando ci si alimenta. In sostanza queste persone si lasciano andare a delle grandi abbuffate, non sempre frequenti ma episodiche, un po’ come coloro che soffrono di bulimia nervosa. L’ingestione di cibo è enorme, molto superiore a quella che una persona in condizioni normali riuscirebbe a mangiare. La persona sente di perdere il controllo circa l’alimentazione e non riesce quindi a fare meno di mangiare anche in modo del tutto disordinato e senza alcun tipo di inibizione.