A cura della psicologa psicoterapeuta Dott.ssa Francesca Cervati
Nell’antica Roma, esisteva un oracolo con una particolare abilità nella sua capacità predittiva; la sacerdotessa Sibilla, ai soldati che le chiedevano l’esito della missione che stavano per affrontare, scriveva sempre la stessa predizione: “Ibis redibis non morieris in bello”.
La frase si presta ad una doppia interpretazione, infatti, ponendo la virgola in una posizione differente, cambiava il significato:
- “Ibis, redibis, non morieris in bello” significa “andrai, ritornerai, non morirai in guerra”;
- “Ibis, redibis non, morieris in bello” vuol dire “andrai, non ritornerai, morirai in guerra”.
Questo – oltre a sottolineare il valore della punteggiatura – aiuta a comprendere in parte come nascesse l’autorità data ai druidi, saggi, stregoni e oracoli che popolavano il mondo antico, ovvero dalla capacità di sfruttare a loro favore la profezia che si autoavvera.
La sua diffusione nella storia e nel mito
Sibilla, anche non avesse avuto poteri magici, era sicuramente scaltra: infatti, era facile prevedere che un soldato non sarebbe tornato dalla battaglia, ma anche qualora lo fosse, la duplice lettura della predizione le avrebbe comunque dato ragione.
È come per l’orso bianco di Dostoevskij, se si chiede alle persone di non pensare ad un orso bianco, la prima istintiva cosa che faranno sarà proprio pensarci (ci state pensando, vero?)
In sociologia, una profezia che si autoadempie, o che si autoavvera, o che si autodetermina, o che si autorealizza, è una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stata espressa.
Predizione ed evento sono in un rapporto circolare, secondo il quale la predizione genera l’evento e l’evento verifica la predizione.
La storia e la mitologia sono piene di situazioni che riportano alla profezia che si autoadempie: il mito di Crono, è solo un celebre esempio: padre degli Dei, divora i propri figli poiché gli è stato predetto che sarà uno di loro a distruggerlo, ma così facendo spinge la moglie Rea a salvarne uno (Zeus) che da adulto lo sconfiggerà, diventando re degli Dei.
Anche la tragedia di Macbeth è guidata dalla profezia che si autoadempie: ad inizio racconto, Macbeth incontra tre sorelle fatali, streghe che iniziano a predirgli che diventerà re. Da questa iniziale predizione, la storia si sviluppa continuamente sulla base delle azioni che Macbeth compie per confermare o cercare di smentire (senza successo) tali oracoli.
Spesso nella storia e nella leggenda, tutte le azioni che si mettono in atto per cercare di impedire che la profezia si avveri fanno sì che la stessa si compia.
L’utilità nella psicoterapia individuale
In che modo la profezia che si autodetermina ha a che fare con la psicoterapia individuale?
Sostanzialmente, si tratta di un comportamento che tutte le persone prima o poi mettono in atto in maniera più o meno casuale “son sicuro che troverò traffico”, “se prenoto al ristorante per quella sera sicuramente non troverò un tavolo”, ma gli esempi si possono sprecare (mai fatto una “partenza intelligente” per poi trovarvi imbottigliati nel traffico alle 6 del mattino?).
Il comportamento in sé non è certo pericoloso, almeno finché non inizia ad incidere sulla realtà della vita quotidiana “non esco perché sicuramente in quel quartiere troverò gente pericolosa”, “non frequento quel posto perché è sempre molto affollato”.
Nella sua versione patologica, la profezia che si autoavvera corrisponde ad una sorta di “giustificazione” rispetto ad una visione rigida e negativa di una situazione: un atteggiamento errato, poiché non sempre la nostra visione del mondo corrisponde alla realtà
Pensate ad una persona che agisce in base alla premessa “non piaccio a nessuno”. Questa persona assume un atteggiamento sospettoso, difensivo, o aggressivo verso gli altri, inducendoli a reagire con antipatia al suo comportamento (P.Watzlawick).
La premessa da cui il soggetto era partito sarà confermata.
Il lavoro effettuato durante la psicoterapia individuale punta all’interruzione di questo circolo vizioso, partendo dagli atteggiamenti sbagliati e risalendo poi ai pensieri distorti che li hanno provocati hanno provocati.